Chi sono i Måneskin, i vincitori di Sanremo 2021
Da X Factor all'Ariston: storia e stile della band più cool del momento
09 Marzo 2021
"Io sono Damiano, e da grande voglio fare la rocstar". Lo scriveva così, sbagliato, senza la "k", su un quaderno delle scuole elementari. Sul palco dell’Ariston, ha giocato a farlo realmente, con l’estetica glam regalata da una serie di look firmati Etro, chili di kajal e tutta l’attitude possibile. "Rivendicando la propria personalità musicale e non", come ha sottolineato via Instagram Manuel Agnelli, il loro coach ai tempi di X Factor. E, alla fine, contro ogni previsione, Damiano David e i suoi Måneskin si sono pure portati a casa il primo premio.
Giovani, belli, talentuosi, sfacciati, Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio hanno l’arroganza dei vent’anni, una vocazione rock e sembrano nati per stare su un palco. La loro storia, iniziata nel 2015, è un treno che corre veloce e si ferma solo per raccogliere successi. Si incontrano, prima Victoria e Thomas, che frequentavano le medie insieme, poi Damiano e Ethan; iniziano a suonare insieme e decidono di chiamarsi, in onore alle origini della bassista, Måneskin (la "å" si pronuncia con un suono intermedio tra la "a" e la "o"), una parola danese che significa "chiaro di luna". Dai club romani di periferia e i live in Via del Corso al palco di X-Factor 2017 il passo è breve, così come lo è quello per arrivare al cuore delle teenager (e non solo). Gli highlights della loro epopea al talent di Sky sono accattivanti e incisivi: molte cover, da Somebody Told Me dei The Killers a Temporale di Ghemon; un paio di memorabili performance sotto la guida di Nostro Signore dell’indie rock italiano Manuel Agnelli; litri di smalto nero ed eye-liner; calze a rete; pantaloni in pelle e, soprattutto, Damiano in versione pole dancer che, avvinghiandosi intorno al palo in shorts e stivali di latex con tacchi a spillo ha infiammato il pubblico, compresa la più timida e morigerata ottantenne davanti al televisore. Alla fine della gara arrivano secondi, ma continuano a sfrecciare dritti verso il successo.
Infilati strumenti e foulard in valigia, si avventurano in un tour che registra un sold out dopo l’altro e, dopo l’EP Chosen, pubblicano il Ballo della Vita. Nel loro primo album il timbro vocale raggamuffin del frontman si mescola con un sound eterogeneo, che ha influenze non solo rock, ma anche pop, glam, funk, electro. Al centro dello storytelling, protagonista di singoli come Torna a casa, Morirò da re o Le parole lontane, c’è Marlena, una donna che rappresenta la bellezza e il messaggio di libertà di scelte, di attitudine, di stile che i quattro musicisti vogliono mostrare.
Ogni loro canzone scala le classifiche (e finisce in serie tv tipo Baby), ogni data live è sold out e la vittoria sanremese suona, come ha detto acutamente qualcuno, simile ad "una consacrazione nell’Olimpo delle cose giovani di cui è bene che anche i vecchi siano a conoscenza". Se i fan che li adorano sono molti, altrettanti sono i detrattori. C’è chi li paragona a Greta Van Fleet, Gentle Giant o a versioni 2010s di Led Zeppelin e Fleetwood Mac, ma anche chi è pronto a bollare il loro progetto come una sorta di "the great rock’n’roll swindle made in Italy". Determinati, irriverenti, i ragazzi vanno avanti per la loro strada e rispondono così alle critiche:
"Il nostro modo di fare musica si rifà agli anni Settanta e riportiamo quella tipologia negli anni 2000. Come look invece ci rifacciamo ai Rolling Stones e ai Doors, tanto per citare qualche nome di poco conto. Siamo arrivati sul palco di X-Factor con appiccicata l’etichetta di essere antipatici e arroganti. In parte è vero. Noi siamo "coatti" nel senso che non temiamo nessuno, anche se siamo giovani. Non abbiamo paura di confrontarci con qualcuno che è molto più grande di noi. Siamo degli adolescenti assolutamente normali a cui la propria vita va stretta".
Sul palco i quattro ventenni hanno attitude e stile da vendere. La prova definitiva sono stati i look d’ispirazione seventies creati da Etro, progettati collaborando direttamente con la band stessa ed il loro stylist Nick Cerioni.
Gli essential del loro stile sono quasi barocchi e comprendono tutti i clichè del rock’n roll vintage, ispirati da icone come Jimmy Page, David Bowie, Mick Jagger, Jim Morrison o Iggy Pop: pantaloni in pelle, oro, argento, stampe animalier, latex, jumpsuit attillate, pantaloni a zampa, cappotti di pelliccia, velluto, corsetti, camicie bohémien, top cropped, calze a rete, stivaletti, dark lipstick, molto eyeliner e cappelli a tesa larga. Nessuno di loro ha problemi a indossare pezzi da donna o, nel caso di Vic, da uomo, abbracciando così uno stile genderless, fluido, libero da stereotipi di genere come solo il mondo di un certo rock vintage, ben descritto nel cult Velvet Goldmine, ha saputo raccontare. Anche se i codici estetici sono gli stessi, ogni membro della band ha delle sfumature che lo caratterizzano. Ethan, il batterista, con i lunghissimi capelli, ama un’estetica più dandy; Thomas, il chitarrista, vira verso un mix di preppy e rock anni ’70; Vic, la bassista, è decisamente boho; mentre Damiano, come una sorta di Eugene Hutz born in Roma, si definisce "fashion gipsy".
Il futuro dei Måneskin dopo Sanremo? Dopo i singoli Vent’anni e Zitti e buoni, il 19 marzo 2021 uscirà Teatro d’ira -Vol.I, il loro nuovo disco che sarà il primo volume di un nuovo progetto più ampio, che nel corso dell’anno racconterà l’evoluzione creativa della band.