"Il Segreto di Fata Lina"
TikTok ci ha ricordato come la Melevisione ha parlato del tema dell’abuso
29 Giugno 2022
Il ricordo della Melevisione nelle menti dei nati negli anni '90 è indelebile. Oltre all'intrattenimento fatto di canzoni, balletti, sketch e cartoni mandati in onda grazie all'energia delle mele, il programma della Rai era uno strumento educativo, una piattaforma per parlare ai bambini dei temi più svariati: dall’educazione alla morte, dall’adozione all’handicap. In molti non lo ricorderanno, ma tra le puntate "speciali" ce n’è una intitolata Il Segreto di Fata Lina in cui viene affrontato il tema dell’abuso sessuale. TikTok ha fatto riemergere il video in cui Paola di Rienzo, interprete del personaggio di Fata Lina, racconta, con un mix di vergogna e paura, all'host Tonio Cartonio di aver ricevuto delle "attenzioni sbagliate" da una guardia del Re Quercia. L'attrice ne ha parlato anche in una recente intervista, spiegando che espressione era stata studiata dagli autori con l’aiuto di psicoterapeuti, per "dare delle chiavi di comprensione e risoluzione ai bambini."
@persempreserietv lo sapevate? #melevisione #toniocartonio #fatalina #infanzia #neiperte #perte #foryou suono originale - SERIE TV
Un tema attuale e delicato
Impossibile negare quanto effetto faccia ora rivedere le immagini di questi paladini dell'infanzia toccare un tema così delicato e colpisce ancora di più il fatto che qualcuno dei bambini che all’epoca hanno visto la puntata si sia potuto riconoscere in quanto accaduta a Fata Lina. È questa la vera forza del video: mettere in scena le molestie con empatia, sensibilità e un linguaggio comprensibile per i più piccoli. Con i suoi modi rassicuranti e l’aiuto di una filastrocca, Tonio Cartonio ricorda all’amica che ci sono segreti così pesanti, oscuri e dolorosi che spesso non si trovano le parole per raccontarli, ma è solo il dirli ad alta voce che ci può liberare dal trauma, innescando un processo di guarigione.
"Ho nascosto quella cosa in fondo a me perché se non la vedo lei non c’è. Non ne parlo per non essere più triste perché se non la dico non esiste. Ma laggiù in fondo a me nel buio denso anche se non la vedo io ci penso e lei beve quel buio come inchiostro e cresce sempre più, diventa un mostro. Ma io so cosa ai mostri fa paura: il sole che taglia in due la notte scura. Apro la mia finestra a questo sole ed apro la mia bocca alle parole."
Anche i bambini devono sapere
Bambini e preadolescenti hanno il diritto di sapere cos’è l’abuso sessuale e cosa possono fare per non caderne vittime, ma anche che i gesti di violenza possono assumere diverse forme e nascondersi nel nostro quotidiano. E devono inoltre sapere che, nonostante possano provare vergogna o paura, possono parlare, denunciare perché ci sarà sempre qualcuno disposto ad ascoltare, credere, proteggere. Con il suo episodio speciale la Melevisione ha fatto un primo importante passo per la divulgazione ma la responsabilità familiare, sociale e mediatica nel veicolare questo tipo di messaggio è fondamentale. Iniziare già dall’infanzia facendo educazione sessuale, al consenso, alla parità, all’inclusione e magari a tematiche sensibili in questo particolare momento storico come il diritto all’interruzione di gravidanza dopo un abuso è uno strumento indispensabile per eliminare gli stereotipi e il victim blaming, quel meccanismo che porta ad incolpare un survivor della violenza subita che lascia il suo segno indelebile sulla personalità del singolo.